Categoria: A proposito di Noi

Orchestra di via Padova, un album e una nuova sede per l’ensemble multietnico

Il direttore Massimo Latronico: «Siamo contenti di metterci a disposizione del quartiere»

Dopo lunghi vagabondaggi per le strade del quartiere, ospitalità precarie, speranze che si sono trasformate in illusioni, i suoni nomadi hanno finalmente trovato una casa. Dal prossimo gennaio l’Orchestra di via Padova disporrà di uno spazio dove incontrarsi, provare e preparare i brani per dischi e concerti. La soluzione è frutto di un accordo tra l’orchestra e la scuola media Rinaldi di via Pontano (in zona via Padova, appunto), che offrirà al gruppo, due sere la settimana, l’aula di teatro nel seminterrato, non utilizzata.

LO SPAZIO -«In cambio – spiega il chitarrista Massimo Latronico, 45 anni, direttore dell’orchestra – noi abbiamo riorganizzato lo spazio, l’abbiamo messo in ordine, ripulito e imbiancato. Inoltre, lasceremo la nostra strumentazione di base sempre lì, a disposizione di progetti musicali della scuola e, perché no?, del quartiere». Nata nel 2006 e composta da musicisti provenienti, come origini, da tanti Paesi del mondo, l’orchestra intitolata alla via più multietnica della città è presto diventata un laboratorio artistico di confronto e scambio tra stili e sonorità diverse, come l’Orchestra di piazza Vittorio a Roma o l’Orchestra di Porta Palazzo a Torino.

L’ORCHESTRA – «Nel tempo – precisa Latronico, che di mestiere fa anche l’insegnante di musica – la formazione si è evoluta ed è cresciuta. Al momento siamo venti musicisti, tutti professionisti, di nove paesi diversi, dal Marocco al Perù, dalla Serbia a Cuba, per citarne alcuni. È logico che una struttura simile necessiti di una sede, indispensabile dal punto di vista pratico, fondamentale per consolidare la nostra identità. Abbiamo sperato in un aiuto da parte delle istituzioni – aggiunge – soprattutto del Comune. Ma, sebbene con questa giunta, rispetto a quella precedente, si sia almeno aperto un dialogo, alla fine nulla è stato fatto. A mio avviso, soprattutto a causa della burocrazia, della mancanza di regole, competenze e protocolli chiari. Per presentare una domanda, devi rimbalzare da un ufficio all’altro, a un altro ancora, e così via, per poi non ottenere risultati». In realtà, l’orchestra ha visto balenare due altre volte la prospettiva di una casa stabile: nel 2011, quando utilizzò uno spazio abbandonato nella palazzina dell’ex comune di Crescenzago, in piazza Costantino. «Ma dopo quattro mesi siamo stati sfrattati, la nostra situazione non era regolare», racconta Latronico. Poi, nel 2012, il miraggio si è ripresentato nelle sembianze del seminterrato sotto l’anfiteatro Martesana, proposto dal Consiglio di zona 2. «Però era un luogo in pessime condizioni, senza riscaldamento. Saremmo stati anche disposti a farci carico dei lavori, ma per intervenire sulla struttura ci volevano le autorizzazioni. Dopo trentadue ore di burocrazia, le ho contate, ho capito che non c’era niente da fare».

LA MUSICA – Ora che l’orchestra ha una casa confortevole, è pronta a mettersi ai fornelli per cucinare un nuovo album, il terzo. «Sarà un disco formato tutto da nostre composizioni, con testi firmati, tra gli altri, da Elena Lolli e Manuel Ferreira, della compagnia teatrale Alma Rosé, e musiche che sono il risultato delle reciproche e profonde contaminazioni tra noi, non il semplice assemblaggio di stilemi diversi, secondo lo stereotipo dell’orchestra multietnica. In più – conclude Latronico – sarà un’opera a tema, sulla cultura come forma di nutrimento». Il riferimento all’Expo è chiaro: «Il cibo e la musica sono le prime porte attraverso le quali si entra in contatto con le altre culture».

Matteo Speroni

 

Buon anno!!!

La Sancri augura a tutti coloro che ne fanno parte e alle loro famiglie  buon anno! Che il 2014 sia un anno ricco di soddisfazioni sportive e personali. Dovremo affrontare tante battaglie in campo e fuori, ma l’impegno e il coinvolgimento di sempre più persone ci permetterà di vincerle rendendo sempre più solide le fondamenta di questa associazione. Questo deve essere lo spirito che ci deve guidare in questo nuovo anno.

 

BUON 2014 E FORZA SANCRI!!!

«Aiutate i ragazzi a “giocarsi” in ogni momento della vita»

Il ruolo educativo e formativo degli allenatori sportivi sottolineato dal cardinale Scola nell’affollato incontro natalizio svoltosi al Centro diocesano. Presentato il documento “Il tesoro del campo”

di Filippo MAGNI
 
 
 incontro allenatori 2013
17.12.2013

«Il Natale è come una finta nel calcio. Un momento di sospensione della giocata che ti fa vincere il tackle. Così nella nostra quotidianità deve essere una battuta di distacco che ci consente di riacciuffare il senso della vita». Il cardinale Angelo Scola esordisce azzardando un paragone che rivela una certa competenza nell’argomento calcistico. Guadagnando così punti sui suoi ascoltatori: gli allenatori delle 850 società sportive degli oratori della diocesi. Che da quel momento iniziano ad ascoltare le sue parole, sembra, con ancora più attenzione.

Cuore rossonero, Scola confessa che non si aspettava una così ampia partecipazione, «vista la concomitanza del posticipo di campionato, Milan-Roma». E invece a decine riempiono la sala di via Sant’Antonio, per i consueti auguri natalizi che l’Arcivescovo di Milano rivolge agli sportivi ambrosiani. Nel 2012 ha incontrato i dirigenti, ora tocca a chi siede in panchina.

 

«Per i ragazzi – spiega Scola – voi allenatori siete delle figure mitiche, avete un grande peso su di loro». E quindi «siete fondamentali per superare due dei problemi di questa epoca: la frammentazione e il narcisismo». Il primo, dovuto alle tante attività quotidiane di giovani e giovanissimi, si supera puntando all’unità, con un patto educativo che aiuti i ragazzi ad attraversare i tanti territori che sono sconnessi tra loro: la scuola, il catechismo, la lezione di musica, la famiglia, gli allenamenti. «Aiutiamo i ragazzi – chiede l’Arcivescovo – a giocare loro stessi in ogni momento della giornata. Voi potete farlo più di altri – aggiunge rivolto agli allenatori – perché nel frammento sport il ragazzo investe la totalità dell’io molto più che negli altri ambiti. A partire dall’utilizzo del corpo come strumento di espressione di sé». Anche contro il narcisismo la ricetta è «un’alleanza educativa – sostiene Scola -, la fusione di comunità educanti che coinvolgono tutte le persone coinvolte nella crescita dei ragazzi».

A introdurre il saluto dell’Arcivescovo, una serie di campioni anticipati dal Vicario di settore monsignor Pierantonio Tremolada, che parla dello sport come elemento «che ha a che fare con la bellezza e la verità della vita».

Charlie Recalcati nel basket ha vinto tutto da giocatore, quasi tutto da allenatore ed è il coach dell’indimenticabile argento della Nazionale azzurra alle Olimpiadi di Atene. Risultati ottenuti partendo dall’oratorio «e portando in Nazionale un po’ dello spirito dell’oratorio», rivela. Vale a dire «quell’atteggiamento che ti fa riconoscere con serenità i limiti tuoi e del tuo compagno: è il primo passo per iniziare a superarli». Percorso simile a quello di Pierluigi Marzorati, presidente del Coni Lombardia, che sottolinea i valori dello sport come fondamento per una crescita umana.

È sempre basket, ma in carrozzina, quello che allena Dionigi Cappelletti: «Nello sport come nella vita – spiega a partire dalla sua esperienza -, a fare la differenza sono le motivazioni. Non solo il giocare, ma il perché».

L’intervento entusiasta di Marco Caccianiga, responsabile della scuola calcio del Varese, racconta la realtà di una società professionistica «in cui i piccoli non sono selezionati per vincere. In tenera età è facile ottenere vittorie, basta scegliere dieci bambini più sviluppati dal punto di vista motorio». E invece a Varese giocano tutti, «e abbiamo provato addirittura a perdere 48-0, contro l’Atalanta. Ma all’allenamento due giorni dopo i bambini c’erano ancora tutti. Questo è il vero risultato». Senza trascurare però, aggiunge, «il desiderio di vincere: è quello a cui puntiamo: è necessario, è ciò che insegna a essere tenaci».

Don Alessio Albertini, segretario della Commissione diocesana sport, e don Samuele Marelli, direttore della Fom, concludono snocciolando i numeri dello sport parrocchiale in Diocesi: 850 società, 80 mila iscritti, 10 mila adulti impegnati a vario titolo come tecnici o dirigenti. A loro è affidato Il tesoro del campo. Sport, educazione, comunità, un agile libretto di 20 pagine che vuole servire da guida affinché le società siano sempre più luogo di educazione. Per considerare i ragazzi, come vi si legge, «innanzitutto come persone, coinvolte in un processo di sviluppo al quale lo sport può contribuire».

È il mandato dell’Arcivescovo a tutte le squadre a tutti gli allenatori, affinché siano «uomini capaci di dare ai ragazzi le giuste motivazioni» sul campo da gioco e quindi nella vita.

La parete da arrampicata più alta del mondo

Siete appassionati di arrampicate? Allora dovreste mettere tra le mete delle vostre vacanze anche Groningen, in Olanda, dove potrete trovare “Excalibur“, la parete da arrampicata più alta del mondo con i suoi 37 metri, attrezzata sui tre lati, di cui uno (per i più esperti) in strapiombo per la gran parte della sua lunghezza.

Oltre ad essere un “attrezzo sportivo” notevole, va detto che la torre-parete ha anche un aspetto decisamente affascinante di per sé, e sembrerebbe una vista che sicuramente non lascia indifferenti anche dalla sua base, per chi non ha voglia (o coraggio) di arrampicarsi fino in cima.

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I 10 sport più strani di sempre

10. SPARA AL PICCIONE

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Iniziamo da questo sport, che è stato accantonato dopo la sola edizione delle Olimpiadi di Parigi del 1900: è stato l’unico evento nella storia dei Giochi Olimpici che ha previsto l’uccisione di animali vivi, in questo caso piccioni.

9. KABADDI

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Il Kabaddi è un noto sport indiano di contatto, che vede contrapposte due squadre, ognuna delle quali invia un attaccante nella metà di campo avversaria per fare punti: i punti si fanno toccando un avversario, spezzando la formazione della squadra avversaria o lottando con uno degli avversari. Dopodiché, però, l’attaccante deve tornare nella propria metà campo senza che gli avversari riescano a bloccarlo. Mentre si torna nella propria metà, bisogna trattenere il fiato e cantare velocemente: “kabaddi, kabaddi, kabaddi!”.

8. 12 ORE

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Una gara appassionante ma soprattutto faticosa: ben 12 ore di gara tra sette ciclisti, ma colui che viene ricordato per essere spiccato in questa categoria è Adolf Schmal, ciclista austriaco che è riuscito a doppiare gli altri piloti già dopo pochi giri. Partirono alle 5 della mattina e terminarono alle 17 del pomeriggio.

7. TIRO ALLA FUNE

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Almeno una volta nella vita, ognuno di voi avrà senz’altro giocato al tiro alla fune: si tratta di uno sport di origine contadina che è stato però uno sport olimpico dal 1900 al 1920. Ovviamente, è una gara di forza, che vede contrapposte due squadre da 5 o da 8 componenti.

6. ARRAMPICATA SU CORDA

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Uno degli sport più faticosi di questa classifica: l’arrampicata su corda. Era presente nelle Olimpiadi sin dalla prima edizione, nel 1896, e vi è rimasto fino al 1932: l’uomo in foto era uno dei campioni in questa disciplina, si tratta del greco Georgios Aliprantis. Come potete vedere, bisognava arrampicarsi su una corda in verticale, ed arrivare in cima ai 13 metri, oppure, nel caso in cui i concorrenti si fermavano prima, venivano giudicati in base alla forma o alla velocità.

5. DUELLO CON PISTOLE

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Uno sport per i più temerari: bisogna colpire dei bersagli mobili a forma di persone, dunque i partecipanti non dovranno assolutamente spararsi l’un l’altro. I manichini saranno vestiti e porteranno degli appositi occhi di bue sul petto.

4. LA CANNE

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Si tratta di una spettacolare arte marziale francesesimile alla scherma: per gareggiare, però, si una una canna o canne, ovvero una specie di bastone da passeggio, con la quale si deve tentare di colpire l’avversario.

3. ROLLER HOCKEY

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Di sicuro, conoscete tutti l’hockey su ghiaccio: questo sport è praticamente identico, solo chenon c’è il ghiaccio, si gioca su una superficie asciutta e si indossano pattini a rotelle in linea o tradizionali. In questo sport, l’Argentina ha vinto l’oro, vincendo la finale contro il Portogallo!

2. CLUB SWINGING

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Mai sentito parlare di Club Swinging? Non è altro che l’arte del danzare col fuoco: come potete vedere dalla foto, questa pratica consiste nella manipolazione di oggetti, facendoli ruotare. Spesso, questi oggetti sono anche infuocati! Nella maggior parte dei casi, si utilizzato delle clavette da giocoleria.

1. GARA DI NUOTO AD OSTACOLI

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Un percorso ad ostacoli nel bel mezzo di una gara di nuoto: i concorrenti, in questo sport, dovevano scavalcare dei pali, arrampicarsi su alcune barche e nuotare sotto altre barche. Una delle prime volte che questo sport è stato praticato è ai giochi olimpici del 1900, a Parigi: i partecipanti hanno gareggiato nella Senna, facendo i conti anche con la corrente.

Fonte: http://www.curiosone.tv

Il record-miracolo di Manuela: paraplegica fa maratona di 10 km con l’esoscheletro

Paralizzata dopo una caduta dagli scogli.

Grazie al ReWalk ha stabilito un nuovo primato del mondo

Manuela Migliaccio (foto Cardini)Un vittoria dello sport, una vittoria della speranza. Manuela Migliaccio, 29enne, atleta paraplegica, ha stabilito un nuovo record del mondo nella maratona. E’ riuscita nella storica impresa di percorrere con un esoscheletro ReWalk più di 10 chilometri (esattamente 10.549 metri, da Vercurago a Lecco), battendo quello che era il primato iridato detenuto dell’israeliano Radi Kaiuf. «Nella vita non bisogna mai darsi per vinti – dice la giovane napoletana -. Non bisogna mai rinunciare ai sogni. Io ne avevo uno: tornare a camminare sulle mie gambe, sentendo la terra sotto i miei piedi. Ce l’ho fatta. E, grazie alla buona volontà e all’allenamento, sono persino riuscita a raggiungere questo traguardo».

I sogni di Manuela Migliaccio sono diventati realtà con l’aiuto del ReWalk, le cybergambe robotiche che allacciate alle sue le permettono di camminare. Un esoscheletro con cui ha imparato a muoversi dopo mesi di esercizio e fisioterapia al centro riabilitativo «Villa Beretta» di Costamasnaga (Lecco), dove era arrivata un anno fa in seguito a una paralisi. La studentessa di veterinaria aveva perso l’uso delle gambe nel 2009, dopo una maledetta vacanza in Grecia sull’isola di Patmos, quando era caduta da una scogliera. «Sono precipitata per 9 metri, con un impatto violentissimo contro le rocce. Dopo quel volo, è cominciato il mio calvario».

Anche se inchiodata su una carrozzina, Manuela non si è mai arresa: ha continuato a frequentare l’università a Bologna, è andata a vivere con il suo fidanzato e a uscire con gli amici. Una vita normale, nonostante la sedia a rotelle. E, nel giugno 2012, si è trasferita in Brianza, per un periodo di riabilitazione a «Villa Beretta», dove le propongono di sperimentare il ReWalk, di fatto una sorta di «impalcatura esterna» che sorregge e guida il corpo. «In pratica funziona così: io spingo in avanti busto e le spalle e così impartisco l’ordine al computer di iniziare il cammino, ma se li ritraggo indico la volontà di fermarmi.

Le cybergambe, alimentare da quattro motori elettrici chiusi nello zaino che ho sulle spalle, aiutano le mie gambe a spostarsi, mi permettono anche di alzarmi o sedermi, e persino di salire e scendere le scale». «Le opzioni sono tante – continua la Migliaccio -, lo sforzo, soprattutto di concentrazione, è enorme, ma di sicuro ne vale la pena. E spero che tante altre persone, possano sperimentare questo esoscheletro e riassaporare la libertà di camminare. E’ vero però che all’inizio non è stato facile, poi pian piano invece, anche grazie a una serie di esercizi di fisioterapia, i miei muscoli sono tornati tonici».

Tanto tonici e reattivi che domenica in 5 ore, 11 minuti e 7 secondi, ha stabilito un nuovo primato del mondo. Manuela è partita da Vercurago, piccolo Comune sull’Adda, e – scortata da un team di tecnici, amici e dalla medaglia d’oro alla Paralimpiade di Pechino Fabio Triboli – ha tagliato il traguardo di Lecco, comprendo una distanza di 10 chilometri con le cybergambe. Ma raggiunto questo traguardo, l’atleta campana, che solo due settimane fa, aveva conquistato il titolo di campionessa italiana di Paratriathlon a Bologna, guarda già avanti: alla maratona di New York e alla Paralimpiade 2016 in Brasile.

 

PERCHÉ LA MARATONA SI CHIAMA COSÌ?

La maratona, ovvero la gara di corsa sulla distanza di 42,195 km, si chiama così perché rievoca un evento epico dell’antica Grecia: la corsa di Fidippide dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene per annunciare la vittoria dei greci sui persiani nel 490 a.C.

La leggenda vuole infatti che Milziade, a capo degli eserciti di Atene, incaricò Fidippide di recare la notizia della vittoria ad Atene. Fidippide percorse l’intero tragitto, circa 40 km, di corsa senza mai fermarsi. Giunto a destinazione riuscì a gridare “Nenikékamen” (“abbiamo vinto”), ma subito dopo crollò al suolo morto, stremato dallo sforzo.

L’idea di organizzare una corsa del genere venne al filologo francese Michel Bréal, amico di Pierre de Coubertin, il fondatore dei moderni Giochi Olimpici. La prima maratona fu così introdotta nel programma dei Giochi di Atene del 1896, per una distanza di 40 km. Fu vinta dall’atleta greco Spiridon Louis, che completò il percorso in 2 ore, 58 minuti e 50 secondi.

Successivamente la distanza fu portata agli attuali 42,195 km e l’attuale record del mondo appartiene all’etiope Haile Gebrselassie, che il 28 Settembre 2008 concluse la gara in 2 ore, 3 minuti e 59 secondi. Il record femminile è invece di 2 ore 15 minuti e 25 secondi, ottenuto dall’atleta britannica Paula Radcliffe il 13 Aprile 2003.

TUTELA SANITARIA

Dal sito del CSI
Buone notizie per le società sportive!
Incredibile ma vero, arrivano dal Parlamento e dintorni.
Andiamo con ordine.
La prima buona notizia riguarda la certificazione medica.
Allarme rientrato per quanto riguarda il “decreto Balduzzi” che prevedeva, a partire da settembre, novità in termini di materia di tutela sanitaria che avrebbero creato tanti problemi alle famiglie e fatte diventare matte le società sportive.
Fortunatamente, grazie al lavoro di squadra di alcuni Enti di Promozione alcuni deputati e senatori si sono mobilitati (preziosissimo il lavoro svolto dai parlamentari Fossati e Molea) per far passare in Senato un emendamento che ha decretato l’abrogazione della certificazione medica per attività motoria e amatoriale.
In pratica resta tutto come prima.
Per l’ATTIVITA’ AGONISTICA (nel CSI a partire dai 12 anni) serve la visita medica di secondo livello. A tal proposito confrontate le note riportate in fondo alla pagina
Per quella NON AGONISTICA (cioè amatoriale) basta il certificato del medico curante come accadeva sino a ieri.
Per essere precisi ecco il testo esatto approvato dall emendamento in Senato (utile da sapere se qualcuno vi dice che le cose non stanno cosi..). “Al fine di salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva, per non gravare cittadini e SSN di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, viene abrogato l’obbligo di certificazione per l’attività ludico motoria e amatoriale previsto dall’art.7, comma 11, del DL 158 del 2012, e dal conseguente Decreto del Ministero della Salute 24 aprile 2013, GU n.169 del 20-07-2013. Rimane l’obbligo di certificazione presso il medico o pediatra di base per l’attività sportiva non agonistica. Sono i medici o pediatri di base annualmente a stabilire, dopo anamnesi e visita, se questi ultimi necessitano di ulteriori accertamenti come l’ECG”.
Un’altra buona notizia riguarda la presentazione di una proposta di legge per il valore sociale dello sport di base.
Ricordate quando CSI, Uisp, US Acli, Aics e acsi, circa un anno fa, convocarono a Roma l’assemblea “Diamo voce allo sport di base?.
Bene, da allora siamo andati avanti a lavorare e a fare gioco di squadra e oggi il parlamentare Filippo Fossati (ex Presidente nazionale Uisp), insieme al parlamentare Bruno Molea (presidente Aics) hanno presentato questa proposta di legge che sarà formalizzata e presentata in Parlamento nel mese di settembre.
Sul sito del CSI (www.csi-net.it) trovate il testo della proposta di legge e chiediamo a tutti i Presidenti delle Società sportive di leggerlo e di farci avere considerazioni e suggerimenti per migliorare ancora questo valido impianto di base.
La proposta di legge si compone di 13 articoli e il primo problema è stato quello di definire che cos’è davvero lo sport nel nostro Paese, in quanto fenomeno sociale ricchissimo di valori educativi, relazionali, di promozione della persona e di benessere fisico.
Lo diciamo da anni: lo sport è innanzitutto un modo nuovo di stare insieme, di vivere le città e migliorarle, di creare inclusione e tolleranza.
Per questo va riconosciuto il volontariato sportivo, vanno sostenute le società sportive del territorio, va valorizzato il loro ruolo nella gestione degli impianti e degli spazi, vanno approntate le necessarie detrazionifiscali vista la finalità sociale della loro missione.
Si tratta di un primo passo in avanti verso la definizione di una nuova legge quadro sullo sport nel nostro Paese.
Ed infine l’ultima buona notizia il Parlamento ha recepito la richiesta in tema di sicurezza sul lavoro di evitare l’equiparazione tra volontari e i collaboratori delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e di Promozione Sociale ai lavoratori di aziende o altri settori produttivi.
Infatti dal 1 giugno 2013 è divenuta attuativa l’interpretazione del decreto legislativo 81/2008″. Grazie ad un emendamento al “Decreto del Fare” presentato dall’on. Filippo Fossati alla Camera dei Deputati, e poi confermato al Senato, è risparmiato all’associazionismo sportivo questo ennesimo colpo.
Un presidente di una ASD che non ha a che fare con lavoratori dipendenti ma con volontari o con persone soggette a rimborso sportivo, non può essere chiamato a rispondere della normativa sulla sicurezza al pari di un imprenditore.
Queste buone notizie non cambiano lo scenario complessivo ma regalano speranza. Siamo tutti consapevoli che la numerosa presenza in Parlamento di rappresentanti autorevoli del mondo dello sport (Enti di Promozione e Federazioni) e del mondo dell associazionismo rappresenta un’occasione storica per dare forza allo sport di base ed al ruolo delle società sportive del Paese.
Per fare questo bisogna lavorare sodo e fare gioco di squadra.
E noi ci siamo!
!!! ATTENZIONE !!!
Dalla corrente stagione sportiva sono dichiarate agonistiche tutte le discipline sportive degli sport di squadra al netto di quelle indicate nella tabello sotto riportata. In base a quanto deliberato del Consiglio nazionale del CSI, sono considerate agonistiche tutte le attività sportive dal compimento del 12 anno di età.
Sono considerate non agonistiche le seguenti attività:
AEROMODELLISMO
ESCURSIONISMO/TREKKING
AUTOMODELLISMO
BILIARDO
BIGLIARDINO
BOCCE
BOWLING
BRIDGE
CICLOTURISMO
DAMA
DANZA SPORTIVA
GINNASTICA DI MANTENIMENTO
GOLF
ATTIVITÀ DISABILI
MARCIA NON COMPETITIVA
PESCA SPORTIVA
SCACCHI
YOGA
Le attività organizzate e svolte da una società sportiva esclusivamente per i propri tesserati (es. tornei interni, attività di ginnastica, giochi e gare sociali) ancorché utilizzino supporti “tecnici” (es.: arbitri) del Comitato territoriale CSI
L’attività per disabili è non agonistica. In merito alla tutela sanitaria e alla rispettiva certificazione medica per l’attività non agonistica dei disabili, si fa riferimento a quanto stabilito dalle rispettive federazioni all’interno del Comitato Italiano Paralimpico.