Mese: Dicembre 2013

Orchestra di via Padova, un album e una nuova sede per l’ensemble multietnico

Il direttore Massimo Latronico: «Siamo contenti di metterci a disposizione del quartiere»

Dopo lunghi vagabondaggi per le strade del quartiere, ospitalità precarie, speranze che si sono trasformate in illusioni, i suoni nomadi hanno finalmente trovato una casa. Dal prossimo gennaio l’Orchestra di via Padova disporrà di uno spazio dove incontrarsi, provare e preparare i brani per dischi e concerti. La soluzione è frutto di un accordo tra l’orchestra e la scuola media Rinaldi di via Pontano (in zona via Padova, appunto), che offrirà al gruppo, due sere la settimana, l’aula di teatro nel seminterrato, non utilizzata.

LO SPAZIO -«In cambio – spiega il chitarrista Massimo Latronico, 45 anni, direttore dell’orchestra – noi abbiamo riorganizzato lo spazio, l’abbiamo messo in ordine, ripulito e imbiancato. Inoltre, lasceremo la nostra strumentazione di base sempre lì, a disposizione di progetti musicali della scuola e, perché no?, del quartiere». Nata nel 2006 e composta da musicisti provenienti, come origini, da tanti Paesi del mondo, l’orchestra intitolata alla via più multietnica della città è presto diventata un laboratorio artistico di confronto e scambio tra stili e sonorità diverse, come l’Orchestra di piazza Vittorio a Roma o l’Orchestra di Porta Palazzo a Torino.

L’ORCHESTRA – «Nel tempo – precisa Latronico, che di mestiere fa anche l’insegnante di musica – la formazione si è evoluta ed è cresciuta. Al momento siamo venti musicisti, tutti professionisti, di nove paesi diversi, dal Marocco al Perù, dalla Serbia a Cuba, per citarne alcuni. È logico che una struttura simile necessiti di una sede, indispensabile dal punto di vista pratico, fondamentale per consolidare la nostra identità. Abbiamo sperato in un aiuto da parte delle istituzioni – aggiunge – soprattutto del Comune. Ma, sebbene con questa giunta, rispetto a quella precedente, si sia almeno aperto un dialogo, alla fine nulla è stato fatto. A mio avviso, soprattutto a causa della burocrazia, della mancanza di regole, competenze e protocolli chiari. Per presentare una domanda, devi rimbalzare da un ufficio all’altro, a un altro ancora, e così via, per poi non ottenere risultati». In realtà, l’orchestra ha visto balenare due altre volte la prospettiva di una casa stabile: nel 2011, quando utilizzò uno spazio abbandonato nella palazzina dell’ex comune di Crescenzago, in piazza Costantino. «Ma dopo quattro mesi siamo stati sfrattati, la nostra situazione non era regolare», racconta Latronico. Poi, nel 2012, il miraggio si è ripresentato nelle sembianze del seminterrato sotto l’anfiteatro Martesana, proposto dal Consiglio di zona 2. «Però era un luogo in pessime condizioni, senza riscaldamento. Saremmo stati anche disposti a farci carico dei lavori, ma per intervenire sulla struttura ci volevano le autorizzazioni. Dopo trentadue ore di burocrazia, le ho contate, ho capito che non c’era niente da fare».

LA MUSICA – Ora che l’orchestra ha una casa confortevole, è pronta a mettersi ai fornelli per cucinare un nuovo album, il terzo. «Sarà un disco formato tutto da nostre composizioni, con testi firmati, tra gli altri, da Elena Lolli e Manuel Ferreira, della compagnia teatrale Alma Rosé, e musiche che sono il risultato delle reciproche e profonde contaminazioni tra noi, non il semplice assemblaggio di stilemi diversi, secondo lo stereotipo dell’orchestra multietnica. In più – conclude Latronico – sarà un’opera a tema, sulla cultura come forma di nutrimento». Il riferimento all’Expo è chiaro: «Il cibo e la musica sono le prime porte attraverso le quali si entra in contatto con le altre culture».

Matteo Speroni

 

Buon anno!!!

La Sancri augura a tutti coloro che ne fanno parte e alle loro famiglie  buon anno! Che il 2014 sia un anno ricco di soddisfazioni sportive e personali. Dovremo affrontare tante battaglie in campo e fuori, ma l’impegno e il coinvolgimento di sempre più persone ci permetterà di vincerle rendendo sempre più solide le fondamenta di questa associazione. Questo deve essere lo spirito che ci deve guidare in questo nuovo anno.

 

BUON 2014 E FORZA SANCRI!!!

«Aiutate i ragazzi a “giocarsi” in ogni momento della vita»

Il ruolo educativo e formativo degli allenatori sportivi sottolineato dal cardinale Scola nell’affollato incontro natalizio svoltosi al Centro diocesano. Presentato il documento “Il tesoro del campo”

di Filippo MAGNI
 
 
 incontro allenatori 2013
17.12.2013

«Il Natale è come una finta nel calcio. Un momento di sospensione della giocata che ti fa vincere il tackle. Così nella nostra quotidianità deve essere una battuta di distacco che ci consente di riacciuffare il senso della vita». Il cardinale Angelo Scola esordisce azzardando un paragone che rivela una certa competenza nell’argomento calcistico. Guadagnando così punti sui suoi ascoltatori: gli allenatori delle 850 società sportive degli oratori della diocesi. Che da quel momento iniziano ad ascoltare le sue parole, sembra, con ancora più attenzione.

Cuore rossonero, Scola confessa che non si aspettava una così ampia partecipazione, «vista la concomitanza del posticipo di campionato, Milan-Roma». E invece a decine riempiono la sala di via Sant’Antonio, per i consueti auguri natalizi che l’Arcivescovo di Milano rivolge agli sportivi ambrosiani. Nel 2012 ha incontrato i dirigenti, ora tocca a chi siede in panchina.

 

«Per i ragazzi – spiega Scola – voi allenatori siete delle figure mitiche, avete un grande peso su di loro». E quindi «siete fondamentali per superare due dei problemi di questa epoca: la frammentazione e il narcisismo». Il primo, dovuto alle tante attività quotidiane di giovani e giovanissimi, si supera puntando all’unità, con un patto educativo che aiuti i ragazzi ad attraversare i tanti territori che sono sconnessi tra loro: la scuola, il catechismo, la lezione di musica, la famiglia, gli allenamenti. «Aiutiamo i ragazzi – chiede l’Arcivescovo – a giocare loro stessi in ogni momento della giornata. Voi potete farlo più di altri – aggiunge rivolto agli allenatori – perché nel frammento sport il ragazzo investe la totalità dell’io molto più che negli altri ambiti. A partire dall’utilizzo del corpo come strumento di espressione di sé». Anche contro il narcisismo la ricetta è «un’alleanza educativa – sostiene Scola -, la fusione di comunità educanti che coinvolgono tutte le persone coinvolte nella crescita dei ragazzi».

A introdurre il saluto dell’Arcivescovo, una serie di campioni anticipati dal Vicario di settore monsignor Pierantonio Tremolada, che parla dello sport come elemento «che ha a che fare con la bellezza e la verità della vita».

Charlie Recalcati nel basket ha vinto tutto da giocatore, quasi tutto da allenatore ed è il coach dell’indimenticabile argento della Nazionale azzurra alle Olimpiadi di Atene. Risultati ottenuti partendo dall’oratorio «e portando in Nazionale un po’ dello spirito dell’oratorio», rivela. Vale a dire «quell’atteggiamento che ti fa riconoscere con serenità i limiti tuoi e del tuo compagno: è il primo passo per iniziare a superarli». Percorso simile a quello di Pierluigi Marzorati, presidente del Coni Lombardia, che sottolinea i valori dello sport come fondamento per una crescita umana.

È sempre basket, ma in carrozzina, quello che allena Dionigi Cappelletti: «Nello sport come nella vita – spiega a partire dalla sua esperienza -, a fare la differenza sono le motivazioni. Non solo il giocare, ma il perché».

L’intervento entusiasta di Marco Caccianiga, responsabile della scuola calcio del Varese, racconta la realtà di una società professionistica «in cui i piccoli non sono selezionati per vincere. In tenera età è facile ottenere vittorie, basta scegliere dieci bambini più sviluppati dal punto di vista motorio». E invece a Varese giocano tutti, «e abbiamo provato addirittura a perdere 48-0, contro l’Atalanta. Ma all’allenamento due giorni dopo i bambini c’erano ancora tutti. Questo è il vero risultato». Senza trascurare però, aggiunge, «il desiderio di vincere: è quello a cui puntiamo: è necessario, è ciò che insegna a essere tenaci».

Don Alessio Albertini, segretario della Commissione diocesana sport, e don Samuele Marelli, direttore della Fom, concludono snocciolando i numeri dello sport parrocchiale in Diocesi: 850 società, 80 mila iscritti, 10 mila adulti impegnati a vario titolo come tecnici o dirigenti. A loro è affidato Il tesoro del campo. Sport, educazione, comunità, un agile libretto di 20 pagine che vuole servire da guida affinché le società siano sempre più luogo di educazione. Per considerare i ragazzi, come vi si legge, «innanzitutto come persone, coinvolte in un processo di sviluppo al quale lo sport può contribuire».

È il mandato dell’Arcivescovo a tutte le squadre a tutti gli allenatori, affinché siano «uomini capaci di dare ai ragazzi le giuste motivazioni» sul campo da gioco e quindi nella vita.