Sono considerate non agonistiche le seguenti attività: |
AEROMODELLISMO |
ESCURSIONISMO/TREKKING |
AUTOMODELLISMO |
BILIARDO |
BIGLIARDINO |
BOCCE |
BOWLING |
BRIDGE |
CICLOTURISMO |
DAMA |
DANZA SPORTIVA |
GINNASTICA DI MANTENIMENTO |
GOLF |
ATTIVITÀ DISABILI |
MARCIA NON COMPETITIVA |
PESCA SPORTIVA |
SCACCHI |
YOGA |
Le attività organizzate e svolte da una società sportiva esclusivamente per i propri tesserati (es. tornei interni, attività di ginnastica, giochi e gare sociali) ancorché utilizzino supporti “tecnici” (es.: arbitri) del Comitato territoriale CSI |
L’attività per disabili è non agonistica. In merito alla tutela sanitaria e alla rispettiva certificazione medica per l’attività non agonistica dei disabili, si fa riferimento a quanto stabilito dalle rispettive federazioni all’interno del Comitato Italiano Paralimpico. |
Mese: Settembre 2013
Perchè a chi perde il sei nazioni viene assegnato il cucchiaio di legno?
Il Sei Nazioni è il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell’emisfero settentrionale. Nacque nel 1883 con il nome di Home Championship e veniva inizialmente disputato dalle quattro nazionali britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia). Nel 1910, con l’aggiunta della Francia, divenne il Cinque Nazioni. Poi dal 2000 fu ammessa anche l’Italia e il torneo prese il nome di Sei Nazioni. La nazionale che si classifica per ultima al torneo si aggiudica il poco ambito Cucchiaio di legno (Wooden Spoon). Ma da dove trae origine questa tradizione? Il Cucchiaio di legno nasce come “trofeo” nell’Università di Cambridge nei primi anni dell’Ottocento, quando veniva assegnato a titolo di scherno agli studenti che superavano gli esami con il voto più basso.
Le prime edizioni del Sei Nazioni (Home Championship) videro tra i partecipanti numerosi studenti di Cambridge che esportarono l’usanza del Cucchiaio di legno per deridere la nazionale che si classificava per ultima.
Spesso il Cucchiaio di legno viene confuso con il Whitewash (andare in bianco) che invece si realizza quando una nazione non vince nemmeno una partita del torneo.
Defibrillatori obbligatori nelle società sportive
IL DECRETO DEI MINISTRI BALDUZZI E GNUDI
Obbligo dei dispositivi salva-vita: 30 mesi di tempo per adeguarsi. Gli appassionati devono avere il certificato medico
MILANO – Defibrillatori obbligatori nelle società sportive e certificato del medico, anche di famiglia, per poter praticare discipline sportive dilettantistiche. Sono alcune delle novità contenute nel decreto firmato dal ministro della Salute Renato Balduzzi, di concerto con quello per lo Sport Piero Gnudi. Il certificato, biennale, può essere compilato da qualsiasi medico per gli sportivi amatoriali fino a 55 anni (se uomini) o 65 anni (se donne) senza evidenti patologie o fattori di rischio.
CERTIFICATI – Il decreto contiene varie disposizioni per chi fa sport e non è tesserato a federazioni o enti di promozione sportiva. Il certificato – sempre redatto da medico sportivo, medico di famiglia o pediatra – sarà annuale per chi ha almeno due delle seguenti condizioni: età superiore a 55 anni per gli uomini e 65 per le donne, ipertensione, fumo, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo II, obesità, familiarità per patologie cardiovascolari. Anche per chi ha patologie croniche conclamate il certificato avrà valore annuale. Non è tenuto all’obbligo di certificato chi svolge attività amatoriale occasionale o saltuaria, in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, o con ridotto impegno cardiovascolare, come bocce, biliardo, golf o ballo. È previsto invece un controllo medico annuale da medico di base, pediatra di libera scelta o medico dello sport per gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalla scuola, giochi sportivi studenteschi e attività organizzate dal Coni o da società affiliate a federazioni o enti e non siano considerati atleti agonisti. Nella visita si misurerà la pressione e si farà un elettrocardiogramma a riposo. Per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare (gare podistiche oltre 20 km, gran fondo di ciclismo, nuoto o sci) verranno effettuati accertamenti supplementari.
DEFIBRILLATORI – Quanto all’obbligo di defibrillatori semiautomatici (da cui sono escluse le società che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio), le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, 6 quelle professionistiche. Gli oneri sono a carico delle società, dove dovrà essere presente personale formato. Il defibrillatore essere accessibile e sempre funzionante
Ricerca scientifica: il comportamento dei genitori agli eventi sportivi dei figli
SCIENZA E TECNOLOGIA, SPORT
Il comportamento dei genitori agli eventi sportivi dei figli è sempre più problematico, con i genitori che si trasformano sempre più in fanatici ultras. Negli USA si sta cercando di affrontare il problema con tentativi di guidare il comportamento dei genitori (con iniziative quali le “domeniche silenziose”).
Una ricerca del Department of Health, Exercise, and Sport Sciences, della Texas Tech University, analizza il problema dal punto di vista dei figli, per capire il loro punto di vista e capire come loro vedono il comportamento dei genitori e come vorrebbero invece che i genitori si comportassero.
Se il desiderio della maggior parte dei bambini è quello di avere genitori che diano sostegno, è stato confermato che però i genitori tendono spesso ad essere degli allenatori ultra-esigenti oppure dei fan sfegatati.
Tratto da http://notizie.delmondo.info/
Milano, 6 percorsi da correre. E tu dove vai a fare jogging?
Milano, 3 gennaio 2012
Sei percorsi per i runners milanesi. A tutti i livelli. Con i “pro” e “contro” di Isolano Motta, classe ’37, presidente dei Road Runners.
Nella frenetica Milano si corre anche per divertirsi, non solo per affari. I problemi non mancano, ma all’ombra della Madonnina lo scenario del running è rassicurante. Un’istantanea delle location offre un quadro positivo. “I posti per correre a Milano ci sono, quasi in tutte le zone. La cosa più importante è abitare vicino a uno di questi, altrimenti gli spostamenti rendono tutto più complicato», parola di Isolano Motta, classe 1937, presidente e fondatore del Road Runners Club Milano. «Io amo il parco Nord — continua Isolano — 250 ettari di verde per correre su asfalto e sterrato, con un percorso di 10 chilometri segnato”.
Tu dove ti alleni? Corri su altri percorsi? Pubblicheremo le segnalazioni che puoi fare cliccando sotto
MANCA UNA SCALA DEL RUNNING Manca secondo Motta una struttura per gare di alto livello: «L’Arena è un monumento, ma non è coperta, mancano per esempio la zona per allenarsi o la sala antidoping». Il XXV Aprile è stato ristrutturato da poco per quanto riguarda la pista, ma gli spogliatoi versano in condizioni pietose. «Sì, il progetto completo prevede tempi più lunghi — spiega Motta — sono previsti anche una tribuna e un rettilineo coperto». Per chi ama la pista il quadro generale è meno rassicurante perché gli impianti sono pochi, vecchi e spesso non prevedono l’atletica come uso primario
I 6 PERCORSI CON LE PAGELLE DI ISOLANO MOTTA (presidente Road Runners)
- Il percorso sulla Montagnetta
MONTE STELLA-MONTAGNETTA 8 Per chi cerca salita e sterrato – Lunghezza: 2,5 km.
Il giudizio: servito; salite, spogliatoi e pista a disposizione
Pro: Possibilità d’appoggio al campo XXV Aprile (3,20 euro dopo le 19, prima 2,60). Viene detto percorso Cova in onore dell’olimpionico Alberto che ha preparato proprio qui le sue imprese
Contro: È la vetrina dei “runner VIP” cittadini.
- Il percorso all’Idroscalo
IDROSCALO 7,5 Per tutti i tipi di runner – Lugnhezza: 6,7 km ogni giro, con un cartello ogni 200 metri
Il giudizio: bello scenario, tracciato migliorabile
Pro: adatto a molti tipi d’allenamento, ricco di punti per dissetarsi, parcheggio e spazi per i bambini. Perfetto per chi, mentre corre, vuole portare la famiglia in mezzo al verde.
Contro: Da evitare in estate, sovraffollato.
- Una parte del percorso al Parco Sempione
PARCO SEMPIONE 7 Per chi ha poco tempo a disposizione – Lunghezza: circa 3,5 km.
Il giudizio: Spazio ristretto, ma ben illuminato.
Pro: Centrale e comodo da raggiungere, con disponibilità di docce (all’Arena) grazie alla tessera CorriMi
Contro: Il percorso interno è troppo corto, quello esterno è, in alcuni tratti, sul marciapiede.
- Il percorso sulla Martesana
MARTESANA 6,5 Per allenamenti lunghi e ripetute – Lunghezza: da via Melchiorre Gioia a via Padova e ritorno per 7 km. Ma si può arrivare a 100 km di strada senza traffico
Il giudizio: molti km da correre, senza auto.
Pro: parte da via Melchiorre Gioia e, volendo, è possibile arrivare fino a Lecco o Bergamo. Ottimo per allenamenti lunghi, molte fermate del metrò sono lungo il percorso.
Contro: alcuni tratti troppo stretti, altri (brevi) più pericolosi causa microcriminalità
- Il percorso Montanelli
GIARDINI INDRO MONTANELLI PORTA VENEZIA 6,5 Ottimo per iniziare – Lunghezza 2 km.
Il giudizio: piccolo, ottimo per pausa pranzo, non asfaltato
Pro: il parco con più manutenzione e di giorno assolutamente il più tranquillo.
Contro: percorso corto, il fondo ghiaioso può dare fastidio.
- Il percorso al Parco Lambro
LAMBRO 6 Allenamenti tecnici su percorsi lunghi e tortuosi – Lunghezza: circa 3,7 km.
Il giudizio: mal tenuto, non misurato
Pro: ampia disponibilità di tracciati e di saliscendi. Si può utilizzare sia per uscite tranquille sia per quelle un po’ più «tirate». Ogni anno ospita la corsa di Natale, il 25 dicembre
Contro: un po’ troppo frequentato durante la stagione estiva. Gli effluvi provenienti dal Lambro in alcuni giorni non sono esattamente piacevoli e salutari.
Da “La Gazzetta dello Sport.it”
Ecco perché la nostra squadra del cuore è sempre la più forte
Dietro a tanta esultanza potrebbe esserci una valutazione un po’ viziata dalla percezione cerebrale dei movimenti dei giocatori. Photo credit: © Jon Feingersh/Blend Images/Corbis
La valutazione di ciò che avviene in campo è viziata da una percezione cerebrale “di parte”. Ora ne abbiamo le prove.
Giudizi di parte
L’attività cerebrale dei volontari implicati nel processo di giudizio è stata monitorata attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Come prevedibile, ogni volontario tendeva a giudicare più veloci ed efficaci le azioni del giocatore della propria squadra. In particolare i movimenti del compagno di team venivano ritenuti più rapidi di una frazione di secondo rispetto a quelli dell’avversario, quando in realtà si trattava di mosse identiche e perfettamente sincrone.
Se lo vedo, ci credo
«Questo sembra suggerire che percepiamo inconsciamente le azioni della nostra squadra del cuore diversamente da quelle compiute dalle altre» spiega Pascal Molenberghs, coordinatore della ricerca. «Non solo decidiamo in favore delle azioni della nostra squadra perché pensiamo sia la migliore. Piuttosto, poiché ci sentiamo affiliati a quella squadra, il nostro cervello tende a valutare le sue mosse in modo più favorevole rispetto a quelle delle squadre avversarie».
Lo studio, secondo i ricercatori, potrebbe aiutare a spiegare gli episodi di discriminazione che avvengono fuori dai campi di gioco, come i casi di contrapposizione tra gruppi diversi per nazionalità, razza o genere.