Mese: Ottobre 2013

I 10 sport più strani di sempre

10. SPARA AL PICCIONE

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Iniziamo da questo sport, che è stato accantonato dopo la sola edizione delle Olimpiadi di Parigi del 1900: è stato l’unico evento nella storia dei Giochi Olimpici che ha previsto l’uccisione di animali vivi, in questo caso piccioni.

9. KABADDI

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Il Kabaddi è un noto sport indiano di contatto, che vede contrapposte due squadre, ognuna delle quali invia un attaccante nella metà di campo avversaria per fare punti: i punti si fanno toccando un avversario, spezzando la formazione della squadra avversaria o lottando con uno degli avversari. Dopodiché, però, l’attaccante deve tornare nella propria metà campo senza che gli avversari riescano a bloccarlo. Mentre si torna nella propria metà, bisogna trattenere il fiato e cantare velocemente: “kabaddi, kabaddi, kabaddi!”.

8. 12 ORE

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Una gara appassionante ma soprattutto faticosa: ben 12 ore di gara tra sette ciclisti, ma colui che viene ricordato per essere spiccato in questa categoria è Adolf Schmal, ciclista austriaco che è riuscito a doppiare gli altri piloti già dopo pochi giri. Partirono alle 5 della mattina e terminarono alle 17 del pomeriggio.

7. TIRO ALLA FUNE

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Almeno una volta nella vita, ognuno di voi avrà senz’altro giocato al tiro alla fune: si tratta di uno sport di origine contadina che è stato però uno sport olimpico dal 1900 al 1920. Ovviamente, è una gara di forza, che vede contrapposte due squadre da 5 o da 8 componenti.

6. ARRAMPICATA SU CORDA

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Uno degli sport più faticosi di questa classifica: l’arrampicata su corda. Era presente nelle Olimpiadi sin dalla prima edizione, nel 1896, e vi è rimasto fino al 1932: l’uomo in foto era uno dei campioni in questa disciplina, si tratta del greco Georgios Aliprantis. Come potete vedere, bisognava arrampicarsi su una corda in verticale, ed arrivare in cima ai 13 metri, oppure, nel caso in cui i concorrenti si fermavano prima, venivano giudicati in base alla forma o alla velocità.

5. DUELLO CON PISTOLE

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Uno sport per i più temerari: bisogna colpire dei bersagli mobili a forma di persone, dunque i partecipanti non dovranno assolutamente spararsi l’un l’altro. I manichini saranno vestiti e porteranno degli appositi occhi di bue sul petto.

4. LA CANNE

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Si tratta di una spettacolare arte marziale francesesimile alla scherma: per gareggiare, però, si una una canna o canne, ovvero una specie di bastone da passeggio, con la quale si deve tentare di colpire l’avversario.

3. ROLLER HOCKEY

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Di sicuro, conoscete tutti l’hockey su ghiaccio: questo sport è praticamente identico, solo chenon c’è il ghiaccio, si gioca su una superficie asciutta e si indossano pattini a rotelle in linea o tradizionali. In questo sport, l’Argentina ha vinto l’oro, vincendo la finale contro il Portogallo!

2. CLUB SWINGING

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Mai sentito parlare di Club Swinging? Non è altro che l’arte del danzare col fuoco: come potete vedere dalla foto, questa pratica consiste nella manipolazione di oggetti, facendoli ruotare. Spesso, questi oggetti sono anche infuocati! Nella maggior parte dei casi, si utilizzato delle clavette da giocoleria.

1. GARA DI NUOTO AD OSTACOLI

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Un percorso ad ostacoli nel bel mezzo di una gara di nuoto: i concorrenti, in questo sport, dovevano scavalcare dei pali, arrampicarsi su alcune barche e nuotare sotto altre barche. Una delle prime volte che questo sport è stato praticato è ai giochi olimpici del 1900, a Parigi: i partecipanti hanno gareggiato nella Senna, facendo i conti anche con la corrente.

Fonte: http://www.curiosone.tv

Il record-miracolo di Manuela: paraplegica fa maratona di 10 km con l’esoscheletro

Paralizzata dopo una caduta dagli scogli.

Grazie al ReWalk ha stabilito un nuovo primato del mondo

Manuela Migliaccio (foto Cardini)Un vittoria dello sport, una vittoria della speranza. Manuela Migliaccio, 29enne, atleta paraplegica, ha stabilito un nuovo record del mondo nella maratona. E’ riuscita nella storica impresa di percorrere con un esoscheletro ReWalk più di 10 chilometri (esattamente 10.549 metri, da Vercurago a Lecco), battendo quello che era il primato iridato detenuto dell’israeliano Radi Kaiuf. «Nella vita non bisogna mai darsi per vinti – dice la giovane napoletana -. Non bisogna mai rinunciare ai sogni. Io ne avevo uno: tornare a camminare sulle mie gambe, sentendo la terra sotto i miei piedi. Ce l’ho fatta. E, grazie alla buona volontà e all’allenamento, sono persino riuscita a raggiungere questo traguardo».

I sogni di Manuela Migliaccio sono diventati realtà con l’aiuto del ReWalk, le cybergambe robotiche che allacciate alle sue le permettono di camminare. Un esoscheletro con cui ha imparato a muoversi dopo mesi di esercizio e fisioterapia al centro riabilitativo «Villa Beretta» di Costamasnaga (Lecco), dove era arrivata un anno fa in seguito a una paralisi. La studentessa di veterinaria aveva perso l’uso delle gambe nel 2009, dopo una maledetta vacanza in Grecia sull’isola di Patmos, quando era caduta da una scogliera. «Sono precipitata per 9 metri, con un impatto violentissimo contro le rocce. Dopo quel volo, è cominciato il mio calvario».

Anche se inchiodata su una carrozzina, Manuela non si è mai arresa: ha continuato a frequentare l’università a Bologna, è andata a vivere con il suo fidanzato e a uscire con gli amici. Una vita normale, nonostante la sedia a rotelle. E, nel giugno 2012, si è trasferita in Brianza, per un periodo di riabilitazione a «Villa Beretta», dove le propongono di sperimentare il ReWalk, di fatto una sorta di «impalcatura esterna» che sorregge e guida il corpo. «In pratica funziona così: io spingo in avanti busto e le spalle e così impartisco l’ordine al computer di iniziare il cammino, ma se li ritraggo indico la volontà di fermarmi.

Le cybergambe, alimentare da quattro motori elettrici chiusi nello zaino che ho sulle spalle, aiutano le mie gambe a spostarsi, mi permettono anche di alzarmi o sedermi, e persino di salire e scendere le scale». «Le opzioni sono tante – continua la Migliaccio -, lo sforzo, soprattutto di concentrazione, è enorme, ma di sicuro ne vale la pena. E spero che tante altre persone, possano sperimentare questo esoscheletro e riassaporare la libertà di camminare. E’ vero però che all’inizio non è stato facile, poi pian piano invece, anche grazie a una serie di esercizi di fisioterapia, i miei muscoli sono tornati tonici».

Tanto tonici e reattivi che domenica in 5 ore, 11 minuti e 7 secondi, ha stabilito un nuovo primato del mondo. Manuela è partita da Vercurago, piccolo Comune sull’Adda, e – scortata da un team di tecnici, amici e dalla medaglia d’oro alla Paralimpiade di Pechino Fabio Triboli – ha tagliato il traguardo di Lecco, comprendo una distanza di 10 chilometri con le cybergambe. Ma raggiunto questo traguardo, l’atleta campana, che solo due settimane fa, aveva conquistato il titolo di campionessa italiana di Paratriathlon a Bologna, guarda già avanti: alla maratona di New York e alla Paralimpiade 2016 in Brasile.

 

PERCHÉ LA MARATONA SI CHIAMA COSÌ?

La maratona, ovvero la gara di corsa sulla distanza di 42,195 km, si chiama così perché rievoca un evento epico dell’antica Grecia: la corsa di Fidippide dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene per annunciare la vittoria dei greci sui persiani nel 490 a.C.

La leggenda vuole infatti che Milziade, a capo degli eserciti di Atene, incaricò Fidippide di recare la notizia della vittoria ad Atene. Fidippide percorse l’intero tragitto, circa 40 km, di corsa senza mai fermarsi. Giunto a destinazione riuscì a gridare “Nenikékamen” (“abbiamo vinto”), ma subito dopo crollò al suolo morto, stremato dallo sforzo.

L’idea di organizzare una corsa del genere venne al filologo francese Michel Bréal, amico di Pierre de Coubertin, il fondatore dei moderni Giochi Olimpici. La prima maratona fu così introdotta nel programma dei Giochi di Atene del 1896, per una distanza di 40 km. Fu vinta dall’atleta greco Spiridon Louis, che completò il percorso in 2 ore, 58 minuti e 50 secondi.

Successivamente la distanza fu portata agli attuali 42,195 km e l’attuale record del mondo appartiene all’etiope Haile Gebrselassie, che il 28 Settembre 2008 concluse la gara in 2 ore, 3 minuti e 59 secondi. Il record femminile è invece di 2 ore 15 minuti e 25 secondi, ottenuto dall’atleta britannica Paula Radcliffe il 13 Aprile 2003.