Categoria: A proposito di Noi

Perchè a chi perde il sei nazioni viene assegnato il cucchiaio di legno?

Il Sei Nazioni è il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell’emisfero settentrionale. Nacque nel 1883 con il nome di Home Championship e veniva inizialmente disputato dalle quattro nazionali britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia). Nel 1910, con l’aggiunta della Francia, divenne il Cinque Nazioni. Poi dal 2000 fu ammessa anche l’Italia e il torneo prese il nome di Sei Nazioni. La nazionale che si classifica per ultima al torneo si aggiudica il poco ambito Cucchiaio di legno (Wooden Spoon). Ma da dove trae origine questa tradizione? Il Cucchiaio di legno nasce come “trofeo” nell’Università di Cambridge nei primi anni dell’Ottocento, quando veniva assegnato a titolo di scherno agli studenti che superavano gli esami con il voto più basso.
Le prime edizioni del Sei Nazioni (Home Championship) videro tra i partecipanti numerosi studenti di Cambridge che esportarono l’usanza del Cucchiaio di legno per deridere la nazionale che si classificava per ultima.
Spesso il Cucchiaio di legno viene confuso con il Whitewash (andare in bianco) che invece si realizza quando una nazione non vince nemmeno una partita del torneo.

Defibrillatori obbligatori nelle società sportive

IL DECRETO DEI MINISTRI BALDUZZI E GNUDI

Obbligo dei dispositivi salva-vita: 30 mesi di tempo per adeguarsi. Gli appassionati devono avere il certificato medico

 

MILANO – Defibrillatori obbligatori nelle società sportive e certificato del medico, anche di famiglia, per poter praticare discipline sportive dilettantistiche. Sono alcune delle novità contenute nel decreto firmato dal ministro della Salute Renato Balduzzi, di concerto con quello per lo Sport Piero Gnudi. Il certificato, biennale, può essere compilato da qualsiasi medico per gli sportivi amatoriali fino a 55 anni (se uomini) o 65 anni (se donne) senza evidenti patologie o fattori di rischio.

CERTIFICATI – Il decreto contiene varie disposizioni per chi fa sport e non è tesserato a federazioni o enti di promozione sportiva. Il certificato – sempre redatto da medico sportivo, medico di famiglia o pediatra – sarà annuale per chi ha almeno due delle seguenti condizioni: età superiore a 55 anni per gli uomini e 65 per le donne, ipertensione, fumo, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo II, obesità, familiarità per patologie cardiovascolari. Anche per chi ha patologie croniche conclamate il certificato avrà valore annuale. Non è tenuto all’obbligo di certificato chi svolge attività amatoriale occasionale o saltuaria, in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, o con ridotto impegno cardiovascolare, come bocce, biliardo, golf o ballo. È previsto invece un controllo medico annuale da medico di base, pediatra di libera scelta o medico dello sport per gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalla scuola, giochi sportivi studenteschi e attività organizzate dal Coni o da società affiliate a federazioni o enti e non siano considerati atleti agonisti. Nella visita si misurerà la pressione e si farà un elettrocardiogramma a riposo. Per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare (gare podistiche oltre 20 km, gran fondo di ciclismo, nuoto o sci) verranno effettuati accertamenti supplementari.

DEFIBRILLATORI – Quanto all’obbligo di defibrillatori semiautomatici (da cui sono escluse le società che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio), le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, 6 quelle professionistiche. Gli oneri sono a carico delle società, dove dovrà essere presente personale formato. Il defibrillatore essere accessibile e sempre funzionante

Ricerca scientifica: il comportamento dei genitori agli eventi sportivi dei figli

SCIENZA E TECNOLOGIA, SPORT

14 OTTOBRE 2012

Il comportamento dei genitori agli eventi sportivi dei figli è sempre più problematico, con i genitori che si trasformano sempre più in fanatici ultras. Negli USA si sta cercando di affrontare il problema con tentativi di guidare il comportamento dei genitori (con iniziative quali le “domeniche silenziose”).

Una ricerca del Department of Health, Exercise, and Sport Sciences, della Texas Tech University, analizza il problema dal punto di vista dei figli, per capire il loro punto di vista e capire come loro vedono il comportamento dei genitori e come vorrebbero invece che i genitori si comportassero.

Se il desiderio della maggior parte dei bambini è quello di avere genitori che diano sostegno, è stato confermato che però i genitori tendono spesso ad essere degli allenatori ultra-esigenti oppure dei fan sfegatati.

Tratto da http://notizie.delmondo.info/

 

Milano, 6 percorsi da correre. E tu dove vai a fare jogging?

Milano, 3 gennaio 2012

Sei percorsi per i runners milanesi. A tutti i livelli. Con i “pro” e “contro” di Isolano Motta, classe ’37, presidente dei Road Runners.

Nella frenetica Milano si corre anche per divertirsi, non solo per affari. I problemi non mancano, ma all’ombra della Madonnina lo scenario del running è rassicurante. Un’istantanea delle location offre un quadro positivo. “I posti per correre a Milano ci sono, quasi in tutte le zone. La cosa più importante è abitare vicino a uno di questi, altrimenti gli spostamenti rendono tutto più complicato», parola di Isolano Motta, classe 1937, presidente e fondatore del Road Runners Club Milano. «Io amo il parco Nord — continua Isolano — 250 ettari di verde per correre su asfalto e sterrato, con un percorso di 10 chilometri segnato”.

Tu dove ti alleni? Corri su altri percorsi? Pubblicheremo le segnalazioni che puoi fare cliccando sotto

LA TESSERA CORRIMI – Butta male per chi ha la sfortuna di non abitare in una delle poche zone in cui un parco o un naviglio sono a portata di scarpa, ma i parchi milanesi sono tanti, spesso dimenticati. «I migliori per allenarsi a mio parere sono quelli che hanno una direzione — dice Isolano — come per esempio il Bosco in città, perché sono più curati, hanno agronomi, guardie e i responsabili interagiscono in maniera più diretta». In effetti, gli altri avrebbero bisogno di più cure e di una ristrutturazione. Da pochi mesi il Comune ha tracciato – in alcuni casi solo segnalato – dei percorsi in sei parchi cittadini, interventi leggeri, con cartelli che indicano le distanze e in alcuni casi non sono proprio visibili. La tessera CorriMi (10 euro l’anno, ndr) permette l’utilizzo degli spogliatoi dentro l’Arena Civica per allenarsi al Sempione, ed è studiata per andare incontro proprio a chi si deve spostare. «L’intenzione è quella d’estendere l’iniziativa anche ad altre strutture cittadine», afferma l’assessora allo sport Bisconti. Iniziative istituzionali a parte, in base all’allenamento e alla vostra tipologia di runner, le scelte ci sono. Per la classica sgambata in compagnia Sempione e Porta Venezia grazie alla posizione centrale, i vialoni larghi e il paesaggio sono l’ideale. La montagnetta è perfetta per le ripetute sia in salita sia in pista e, più in generale, è il posto migliore per un lavoro tecnico. Invece, se la vostra tabella prevede un «lungo» i navigli sono perfetti, infiniti chilometri a disposizione, a patto di non correre in serata perché possono essere pericolosi. I parchi Lambro e Trenno offrono percorsi tortuosi in mezzo al verde, ampie possibilità di parcheggio e sfoghi per le famiglie, ma sono in zone periferiche.

MANCA UNA SCALA DEL RUNNING Manca secondo Motta una struttura per gare di alto livello: «L’Arena è un monumento, ma non è coperta, mancano per esempio la zona per allenarsi o la sala antidoping». Il XXV Aprile è stato ristrutturato da poco per quanto riguarda la pista, ma gli spogliatoi versano in condizioni pietose. «Sì, il progetto completo prevede tempi più lunghi — spiega Motta — sono previsti anche una tribuna e un rettilineo coperto». Per chi ama la pista il quadro generale è meno rassicurante perché gli impianti sono pochi, vecchi e spesso non prevedono l’atletica come uso primario

I 6 PERCORSI CON LE PAGELLE DI ISOLANO MOTTA (presidente Road Runners)

 

Il percorso sulla Montagnetta
Il percorso sulla Montagnetta

MONTE STELLA-MONTAGNETTA 8 Per chi cerca salita e sterrato – Lunghezza: 2,5 km.
Il giudizio: servito; salite, spogliatoi e pista a disposizione
Pro: Possibilità d’appoggio al campo XXV Aprile (3,20 euro dopo le 19, prima 2,60). Viene detto percorso Cova in onore dell’olimpionico Alberto che ha preparato proprio qui le sue imprese
Contro: È la vetrina dei “runner VIP” cittadini.

 

Il percorso all'Idroscalo
Il percorso all’Idroscalo

IDROSCALO 7,5 Per tutti i tipi di runner – Lugnhezza: 6,7 km ogni giro, con un cartello ogni 200 metri
Il giudizio: bello scenario, tracciato migliorabile
Pro: adatto a molti tipi d’allenamento, ricco di punti per dissetarsi, parcheggio e spazi per i bambini. Perfetto per chi, mentre corre, vuole portare la famiglia in mezzo al verde.
Contro: Da evitare in estate, sovraffollato.

 

Una parte del percorso al Parco Sempione
Una parte del percorso al Parco Sempione

PARCO SEMPIONE 7 Per chi ha poco tempo a disposizione – Lunghezza: circa 3,5 km.
Il giudizio: Spazio ristretto, ma ben illuminato.
Pro: Centrale e comodo da raggiungere, con disponibilità di docce (all’Arena) grazie alla tessera CorriMi
Contro: Il percorso interno è troppo corto, quello esterno è, in alcuni tratti, sul marciapiede.

 

Il percorso sulla Martesana
Il percorso sulla Martesana

MARTESANA 6,5 Per allenamenti lunghi e ripetute – Lunghezza: da via Melchiorre Gioia a via Padova e ritorno per 7 km. Ma si può arrivare a 100 km di strada senza traffico
Il giudizio: molti km da correre, senza auto.
Pro: parte da via Melchiorre Gioia e, volendo, è possibile arrivare fino a Lecco o Bergamo. Ottimo per allenamenti lunghi, molte fermate del metrò sono lungo il percorso.
Contro: alcuni tratti troppo stretti, altri (brevi) più pericolosi causa microcriminalità

 

Il percorso Montanelli
Il percorso Montanelli

GIARDINI INDRO MONTANELLI PORTA VENEZIA 6,5 Ottimo per iniziare – Lunghezza 2 km.
Il giudizio: piccolo, ottimo per pausa pranzo, non asfaltato
Pro: il parco con più manutenzione e di giorno assolutamente il più tranquillo.
Contro: percorso corto, il fondo ghiaioso può dare fastidio.

 

Il percorso al Parco Lambro
Il percorso al Parco Lambro

LAMBRO 6 Allenamenti tecnici su percorsi lunghi e tortuosi – Lunghezza: circa 3,7 km.
Il giudizio: mal tenuto, non misurato
Pro: ampia disponibilità di tracciati e di saliscendi. Si può utilizzare sia per uscite tranquille sia per quelle un po’ più «tirate». Ogni anno ospita la corsa di Natale, il 25 dicembre
Contro: un po’ troppo frequentato durante la stagione estiva. Gli effluvi provenienti dal Lambro in alcuni giorni non sono esattamente piacevoli e salutari.

Da “La Gazzetta dello Sport.it”

Lino Garbellini, Milano, 3 gennaio 2012

Ecco perché la nostra squadra del cuore è sempre la più forte

Dietro a tanta esultanza potrebbe esserci una valutazione un po’ viziata dalla percezione cerebrale dei movimenti dei giocatori. Photo credit: © Jon Feingersh/Blend Images/Corbis

La valutazione di ciò che avviene in campo è viziata da una percezione cerebrale “di parte”. Ora ne abbiamo le prove.

Quel fallo? Non c’era. Il rigore agli avversari? Regalato. Per non parlare di quel goal al novantesimo: il più bello della storia del calcio. Quando si tratta di giudicare le gesta della squadra che amiamo, si sa, non è che siamo campioni di obiettività. Ma abbiamo un ottimo alibi: all’origine delle nostre poco imparziali opinioni c’è un bias (ossia, un errore di giudizio) nella percezione che il cervello ha dei movimenti dei giocatori per cui tifiamo. Per chi ha la testa nel pallone: la fisica del calcio di punizione perfetto

Giudizi di parte

Un’equipe di ricercatori della Scuola di Psicologia dell’Università di Brisbane e del Queensland Brain Institute (Australia), ha diviso 24 volontari in due squadre e scelto due giocatori, uno per team, da contrapporre in una situazione competitiva. Tutti i soggetti sono quindi stati invitati a valutare la velocità dei movimenti delle mani di entrambe le persone selezionate.
L’attività cerebrale dei volontari implicati nel processo di giudizio è stata monitorata attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Come prevedibile, ogni volontario tendeva a giudicare più veloci ed efficaci le azioni del giocatore della propria squadra. In particolare i movimenti del compagno di team venivano ritenuti più rapidi di una frazione di secondo rispetto a quelli dell’avversario, quando in realtà si trattava di mosse identiche e perfettamente sincrone.

Se lo vedo, ci credo

L’fMRI ha evidenziato una diversa risposta cerebrale quando i soggetti osservavano la performance del proprio compagno di squadra, mentre nessuna anomala attivazione è stata evidenziata durante la prestazione dell’avversario. Inoltre, nessuna cruciale differenza è stata osservata nell’attivazione cerebrale dei soggetti delle due squadre durante il processo di valutazione delle performance dei due giocatori.
«Questo sembra suggerire che percepiamo inconsciamente le azioni della nostra squadra del cuore diversamente da quelle compiute dalle altre» spiega Pascal Molenberghs, coordinatore della ricerca. «Non solo decidiamo in favore delle azioni della nostra squadra perché pensiamo sia la migliore. Piuttosto, poiché ci sentiamo affiliati a quella squadra, il nostro cervello tende a valutare le sue mosse in modo più favorevole rispetto a quelle delle squadre avversarie».
Lo studio, secondo i ricercatori, potrebbe aiutare a spiegare gli episodi di discriminazione che avvengono fuori dai campi di gioco, come i casi di contrapposizione tra gruppi diversi per nazionalità, razza o genere.
di: Elisabetta Intini, da Focus.it (Feb 2012)

Fingerhakeln: la sfida a dito di ferro

Una tradizionale prova di forza che spopola tra Gemania e Austria

Da queste parti il machismo da bar ha sempre trovato la sua espressione nelle gare di braccio di ferro. Ciascuno di noi ha provato, con alterne fortune, a cimentarsi almeno una volta in questa prova di forza. Ebbene si, lo ha fatto anche il sottoscritto, ma non è il racconto del mio trauma quello che vorrete leggere.

Invece di una narrazione di dolore e lesioni articolari vi toccherà una notizia interessante, specialmente se siete estimatori della pratica descritta sopra. Da buoni fan degli sport “estremi” vi farà forse piacere sapere che altrove esistono varianti del braccio di ferro che in Italia sono pressoché sconosciute. Sto parlando in particolare del Fingerhakeln, uno sport “da tavolo” molto diffuso tra Austria e Germania.

Prendendoci qualche licenza lo potremmo chiamare “dito di ferro”, perché in effetti chiama in causa proprio le estremità delle nostre mani. Il regolamento è semplice: due contendenti si siedono ai lati opposti di un tavolo, afferrando con un dito un anello di metallo. Quando la sfida inizia, ciascuna della parti in gioco cerca di trascinare il concorrente verso la propria estremità, dimostrando così di essere un vero forzuto. Volendo poi il vincitore può anche mostrare i muscoli al pubblico, ma non è obbligatorio.

Soprattutto in Baviera questo sport è preso molto seriamente. Nel piccolo paese di Ohlstadt, ogni anno, si svolgono i Campionati Alpini Internazionali che vedono i partecipanti divisi in categorie in base a peso ed età, come in tutte le competizioni che si rispettino.

Se tutto ciò vi ha incuriosito sappiate che il video qui sotto vi può darvi un’idea migliore di quello che avviene durante una sfida di Fingerhakeln. Chissà, magari deciderete di iniziare a praticarlo…

 

Fonte: Marco Ragni,6 giugno 2013,”WEEKEND E TEMPO LIBERO”

ECCO LA BIOGRAFIA DI DJOKOVIC: “NADAL E’ UNA PALLA DI TIC”

Un po’ come la Sharapova, anche Djokovic tenta di distrarsi dalla recente serie di insuccessi tuffandosi in tutt’altro genere: niente caramelle, ecco un libro che però molto ruota attorno al cibo. Con un segreto speciale
 
Tennis. Gli ultimi mesi non sono stati eccezionali, a dire la verità dal 2011 fantastico il serbo non si è più espresso ai suoi livelli monstre. Forse non il momento ideale, volendo fare gli esperti di marketing, per pubblicare una biografia nella quale elencare uno ad uno i segreti dei suoi successi (ormai un po’ datati), soprattutto se prevedono un corso speciale di cucina e yoga, più che sui campi da tennis.

Esce negli Usa, alla vigilia degli Us Open (qui scelta giusta dell’entourage), “Serve to win“, la biografia di Novak Djokovic. Al centro del racconto la dieta, segreto del suo successo: ma non solo. “Assicurati di dormire sette, otto ore a notte e medita, fai tantissimo yoga e tai chi, prendi integratori di melatonina, attaccati a una macchina di biofeedback che misura il livello di stress e, quando hai qualche momento libero, tieni un diario“. Insomma, non proprio ciò che si aspettava di leggere un appassionato di tennis alla lettura del libro. Magari si desiderava conoscere qualcosa in più riguardo ai 45 minuti di scioglimento dei muscoli praticato da Nole prima di ogni partita (argomento tanto discusso fra fisioterapisti e preparatori atletici), ed invece no.

Acqua, rigorosamente tiepida e non fredda per favorire la digestione,  miele, frullati di piselli (una vera bomba proteica) e niente glutine. Un pizzico di perplessità alla lettura di queste righe siamo certi verrà (condividiamo lo stesso stato d’animo), ma non per i due anni più opachi post-2011 vissuti dal serbo, quanto dalla presenza di decine di diete e metodi di rilassamento e concentrazione praticati da svariati atleti di qualsiasi sport. Inevitabilmente quella vincente è di chi vince, quella perdente di chi perde. Ma che correlazione intercorre fra le due cose? Difficile, quasi impossibile stabilirlo. Forse è sufficiente osservare quelle regole standard del buon senso, da buon professionista, senza strafarsi di cioccolata, alcool e sigarette.

Banale forse, ma la storia dello sport è colma di esempi simili: atleti che conducevano vite al limite ma capaci di essere i n.1 della loro epoca (Best, Maradona, Agassi, Tiger Woods e tanti altri). Il Wall Street Journal avanzò l’idea, nel famoso 2011, di un uovo ipobarico, un macchinario a pressione chiamato CVAC, alla base di quella straordinaria serie di successi. Ovviamente, su questo argomento, Djokovic ha eclissato ogni domanda.

Se qualcuno comunque ha in mente di dimagrire e perdere qualche allergia di troppo, ecco che i consigli di Nole tornano utili “Da quando ho cominciato la nuova dieta, ho perso 11 libbre e le mie allergie sono diminuite, la mia asma è scomparsa, le mie paure e i miei dubbi sono stati sostituiti dalla fiducia“. Ma anche Djokovic, qualche vizietto, se lo concede o no?

A sentire la sua risposta (che sembrava non vedesse l’ora di dare), pare proprio di si: “Mangiai cioccolata dopo la finale degli Australian Open vinta nel 2012 contro Nadal. Non sono mica una palla di tic nervosi e riti superstiziosi come lui“. Ecco, a proposito di marketing, non proprio la scelta ideale, quella di parlar male del secondo tennista più amato al mondo.

Soprattutto se non si è il primo.

Fonte: Orazio Rotunno, “Tennis.it”

Papa Francesco: Essere Dilettanti è la vera vocazione dello sportivo

l Santo Padre dedica ai Dilettanti il messaggio più bello del discorso rivolto in udienza alle nazionali di calcio italiana ed argentina lo scorso 13 agosto.

“Insieme all’unanime coro di apprezzamenti per la speciale accoglienza riservata da Papa Francesco alle nazionali italiana ed argentina lo scorso 13 agosto, giungano al Santo Padre i più sentiti ringraziamenti, mio personale e quello di tutta la grande famiglia del calcio dilettantistico italiano, per aver posto l’accento sullo spirito e sui valori che sono fondamenta della nostra attività, fatta di passione e volontariato”, questo il commento di Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, al termine del discorso del Sommo Pontefice enunciato durante l’udienza in Vaticano alla vigilia della sfida amichevole tra gli azzurri ed i sudamericani. “Le sue parole così cariche di significato – ha concluso Tavecchio – sono risuonate quasi impreviste, richiamando gli uomini, prima ancora che gli atleti ed i dirigenti presenti, al vero significato sociale ed educativo del fare sport, calcio in particolare; senza nascondere l’emozione che ha contraddistinto questa visita, non ci rimane che testimoniare sempre con lo stesso entusiasmo la nostra vocazione, convinti che la LND, con le sue 15 mila associate e gli oltre 1 milione e 300 mila tesserati, rappresenti la base del calcio italiano e per questo anche il suo prezioso futuro”.

Di seguito si riporta il testo integrale del discorso pronunciato da Papa Francesco durante l’udienza in Vaticano dello scorso martedì 13 agosto 2013:

Cari amici,
vi ringrazio di questa visita, in occasione della partita amichevole tra le Squadre Nazionali di calcio di Italia e Argentina. Sarà un po’ difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un’amichevole… e che sia veramente così, mi raccomando!
Ringrazio i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio e quelli della Federazione Argentina. Saluto gli atleti delle due Squadre Nazionali.
Voi, cari giocatori, siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale! Mi spiego: nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: “dilettante”. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e dev’essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere “dilettante”. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di “dilettante”, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza.
E questo vi porta a pensare che, prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità.
A voi dirigenti, vorrei dare un incoraggiamento per il vostro lavoro. Lo sport è importante, ma deve essere vero sport! Il calcio, come alcune altre discipline, è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di “dilettanti” che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti.

15° Memorial Ottavio Capalbo

_DSC1522_edited-1

 

Con il 02 Giugno si è conclusa la 15^ edizione del Memorial Ottavio Capalbo. E’ stato un mese di impegni sportivi che ci ha visto molto impegnati dal punto di vista organizzativo ma che ci ha dato grande soddisfazione.

In particolare le giornate dedicate ai più piccoli, baciate fortunatamente dal bel tempo, hanno visto grande affluenza di famiglie e la nostra area verde ha fatto da cornice perfetta a questa festa dello sport.

I campi da gioco senza recinzioni hanno permesso a tutti di vivere da vicino le imprese sportive dei piccoli atleti senza tensioni e con quella serenità concui lo sport a questa età dovrebbe essere vissuto.

Riteniamo di avere degnamente ricordato Ottavio Capalbo nel quindicinale dalla sua prematura scomparsa e cogliamol’occasione per ringraziare tutta la famiglia Capalbo per il sostegno che ci fornisce ogni anno nel ricordo del loro caro.

Un ringraziamento alla direzione sportiva che ha organizzato un’edizione con tante società di ottimo livello.

Ed un ringraziamento particolare a tutti i volontari che si sono spesi con grande dedizione e sacrificando il loro tempo libero
perchè questa edizione avesse successo.